Per la serie "In Viaggio Con..." oggi partiamo per il Vietnam!
Mauro e Matteo ci raccontano la loro storia...
Mio Vietnam...
Ho trovato accoglienza e cordialità: sarà anche vero, il "Dio Danaro" è più forte di tutti i Buddha e Ganesh che qui sono riuscito a trovare, ma mi piace pensare che qui esista ancora la gentilezza di chi sa accettare un "no" come risposta con il sorriso sulle labbra, l'ospitalità di chi non ha molto, ma sa darti quello che può.
Ho avuto la fortuna di attraversare quasi tutto il paese in queste due settimane: in treno, macchina o moto, poco importa (basta che non siano sleepingbus, piuttosto anche in bicicletta), ma meglio tenere a mente che le strade vietnamite non sono per i deboli di cuore e per quelli che s’innervosiscono quando qualcuno suona il clacson; non usano frecce, usano il clacson. Non rispettano i segnali stradali e i semafori, usano il clacson. Vanno contromano a luci spente di sera ma tranquilli, usano sempre il clacson. Aldilà di questo forse preferisco il treno.. il treno ha sempre il suo fascino perché ti permette di veder meglio ciò che ti passa accanto: attraverso la giungla, lungo la costa (dove trovi ancora chilometri di spiagge incontaminate dalla sabbia bianca e l'acqua cristallina) oppure in mezzo alle distese infinite di riso. Ovunque risaie, ovunque bufali, ovunque uccelli e cappelli di paglia.. e il treno.. quello non ha il clacson, ha quell'aria di casa che si respira tra famiglie e bambini che condividono tutto come fosse una grande casa.
Nel mio girovagare ho visto città molto diverse: sono stato a Hội An, città unica, dove la tradizione si mescola quasi perfettamente con il progresso. Il turismo ormai sembra dilagare per le vie cittadine, ma la spiritualità che sa emanare la città antica rimane intatta davanti al passare degli anni, una presenza forte che traspira dai ciottoli disconnessi degli stretti vicoli illuminati a giorno dal colore delle sue mille lanterne. Quella che di giorno può sembrare una città antica e quasi in rovina, la sera si trasforma, indossa il suo vestito migliore e ti accompagna, ti fa danzare tra i colori, i profumi e i desideri di chi, si affida ad una candela accesa lungo Thu Bon.
Se Hoi An può considerarsi il giusto equilibrio tra passato e presente, Đà Nẵng non è la stessa cosa. Protetta dalle sue sacre montagne di marmo (una per ogni elemento della natura) sembrerebbe aver perso la spiritualità dei templi che la sovrastano. Come nella Divina Commedia: se il paradiso sta sopra, l'inferno è sotto, i gironi sono le strade dove i vizi e i peccati riecheggiano tra l'asfalto e le luci al neon. Peccato.
Huế: un contrasto che mi ha colpito, non proprio positivamente.. Grandi hotel a 4 stelle costruiti come regge in mezzo ad un deserto di ruralità disarmante. Una città che cerca di progredire, ma che non riesce a farlo bene, quasi come se gli spiriti degli imperatori sepolti qui, lungo le rive del fiume dei profumi, "dettassero ancora legge" imponendo alla città di rimanere immobile, aggrappata alla sua storia, immutata nei secoli. Karaoke, fashion, Hồ Chí Minh che dice I ❤ Vietnam da una parte, mosaici, dragoni, mausolei dall’altra. E in mezzo? La povertà, l'adattarsi alla vita di tutti i giorni di chi aspetta la sua occasione, seduto su un seggiolino di plastica a sorseggiare caffè freddo. Mi hanno offerto del "sesso da strada" e della "droga da camera". Non me lo aspettavo, sono sincero, ma anche questo fa parte di quel gioco che caratterizza chi in qualche modo deve arrangiarsi come può.
Da un contrasto cittadino, ai contrasti della natura: eccoci al parco del Phong Nha-Kẻ Bàng, che riesce ad emozionarmi come un bambino, prima con la Paradise Cave, poi con la Dark Cave. I colori, il gioco di luci, la magnificenza nel suo insieme della prima, non riescono però a battere l'emozione di chi come me, si sente un bambino nel camminare a piedi nudi in mezzo all'acqua e al fango come nella seconda. Questa volta attratto dal fascino del lato oscuro, completamente al buio con un unico fioco bagliore dato dalla lampada attaccata all'elmetto di protezione ci si addentra nella montagna. Fango, acqua, tuffi e risate.
Avventura, ormai si può proprio parlare di Avventura, e a questo proposito vorrei riaprire la parentesi “trasporti”. Tra Đồng Hới e Ninh Bình, io e i miei soci abbiamo avuto la brillante idea di prenotare uno sleepingbus, che ci appariva un’idea geniale, mai avrei pensato potesse essere una tale odissea: viaggio improponibile su sedili in pelle rossa che sembrano più dei loculi, una luce soffusa blu e l'odore di chi probabilmente su quel pullman ci ha passato almeno 10 ore. Frenate improvvise, cambi di corsia repentini e ovviamente clacson! Dopo 8 ore arriviamo a Ninh Bình, è ora di scendere! Scendiamo , ma poco dopo ci accorgiamo di esser stati scaricati in mezzo al nulla. Un vecchio cartello indica la città a 4 km, sono le 6:30 del mattino, fa caldo, siamo stravolti e abbiamo gli zaini pesanti.. "Gambe in spalla!" Arriviamo in città, le montagne alle nostre spalle non hanno attirato l'attenzione che meriterebbero, la stanchezza fa da padrona.
Nella tarda mattinata riusciamo ad attraversare le montagne navigando il fiume. Una barca numerata in stile luna park, una donna a remare coi piedi e via.. l'effetto tangenziale Est è presto servito, ma diciamocela tutta.. quello che sto vedendo, le montagne che si alzano verso il cielo come migliaia di alberi in una foresta, la roccia grigia e la vegetazione a ricoprire il tutto di un verde così intenso, non mi fanno nemmeno percepire la presenza delle altre decine di barchette al mio fianco.
La pagoda di Tam Cốc Bích Động domina il fiume, costruita dentro la montagna, incenso e preghiere tra le ferite aperte dentro la roccia. Carne di capra e una serie TV vietnamita (non ho mai visto così tanta gente presa bene nemmeno per "Un Posto al Sole" in Italia) rendono il pranzo un’esperienza unica prima di riprendere il nostro viaggio. Si riparte: treno Ninh Binh - Hanoi.
La capitale ci accoglie con il suo "calore" di un tipico pomeriggio estivo fatto di umidità, temperature proibitive, caos, traffico, smog e.. clacson. Il centro della città è chiuso al traffico: bambini sfrecciano su macchinine telecomandate, spose bellissime posano per l'album di nozze davanti la vetrina di Cartier e di Dior, bancarelle, profumi..
Passa la notte, e arriva il grande giorno. Un viaggio che hai cominciato a sognare tanto tempo fa deve avere un motivo, una miccia, un qualcosa che permetta alla tua mente di viaggiare, che ti faccia dire "io un giorno sarò lì!" Ecco per me è sempre stata la baia di Ha Long. Non esistono parole sufficienti per descrivere cosa si prova laggiù: l'esperienza sulla crociera ti permette di immergerti completamente nel paesaggio, la sinergie che si crea con i compagni di viaggio fa da collante al tutto. Un giusto equilibrio di divertimento e di catartica meraviglia.
Il tramonto nella baia di Ha Long, è ormai impresso in modo incancellabile nella mia testa e nel mio cuore.. le montagne che prepotenti escono dal mare verde smeraldo, somigliano a quelle di Tam Cốc, ma qui si sono messe il "vestito della festa", e quando cala il sole riescono a mescolarsi con l'acqua ..diventando una cosa sola.
Hanoi è rimasta la nostra ultima, calda, umida, afosa, afosissima base di appoggio. La città alterna angoli tipici di una capitale e pIccole parentesi di storia.. 1000 anni di storia e di cultura racchiusi in un tempio magnifico. Unica perla in mezzo a costruzioni di armi moderne e ad un insieme di attrazioni che riguardano solo ed esclusivamente l'uomo che ha reso il paese libero…Hồ Chí Minh.
Mie emozioni, mie esperienze, mie memorie indelebili.. Mio Vietnam.